venerdì 29 maggio 2020
Il Consiglio nazionale della FISM del 29 maggio 2020
TEMA: La riapertura a settembre: cosa sostiene la FISM.
I criteri con cui le scuole FISM intendono operare per la riapertura a settembre sono quattro:
1. Le scuole dell’infanzia devono restare scuole e come tali praticare il primato dei bambini che le frequentano: quindi, scuole in cui si opera, rispetto a tutte le altre legittime esigenze, secondo precisi criteri pedagogici e didattici, scuole che devono poter continuare a garantire una qualità alta.
2. Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve assicurare e tutelare la salute di bambini, personale della scuola e famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone alcune indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di una valutazione che tenga presenti tutte le realtà scolastiche e educative operanti nel nostro Paese. Esplicitamente, non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione rigidamente identica su tutto il territorio nazionale.
3. Le soluzioni che verranno adottate devono essere praticabili e sostenibili organizzativamente.
4. Da subito devono essere stanziati i fondi necessari a coprire il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 25 dovesse scendere a 5/8/10….
Non sono assolutamente sostenibili soluzioni che chiedano ai genitori un aggravio di spesa per le scuole dell’infanzia.
Molto ruota attorno a tre domande:
quando si riapre, come si riapre, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria.
Eventuali interventi edilizi, se richiesti, dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle istituzioni che prestano servizio.
C’è infine un ulteriore aspetto: considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole non sono tutte uguali e il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni non identiche in tutta Italia, ma differenti e che tengano conto del reale rischio epidemiologico.
TEMA: La riapertura a settembre: cosa sostiene la FISM.
I criteri con cui le scuole FISM intendono operare per la riapertura a settembre sono quattro:
1. Le scuole dell’infanzia devono restare scuole e come tali praticare il primato dei bambini che le frequentano: quindi, scuole in cui si opera, rispetto a tutte le altre legittime esigenze, secondo precisi criteri pedagogici e didattici, scuole che devono poter continuare a garantire una qualità alta.
2. Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve assicurare e tutelare la salute di bambini, personale della scuola e famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone alcune indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di una valutazione che tenga presenti tutte le realtà scolastiche e educative operanti nel nostro Paese. Esplicitamente, non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione rigidamente identica su tutto il territorio nazionale.
3. Le soluzioni che verranno adottate devono essere praticabili e sostenibili organizzativamente.
4. Da subito devono essere stanziati i fondi necessari a coprire il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 25 dovesse scendere a 5/8/10….
Non sono assolutamente sostenibili soluzioni che chiedano ai genitori un aggravio di spesa per le scuole dell’infanzia.
Molto ruota attorno a tre domande:
quando si riapre, come si riapre, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria.
Eventuali interventi edilizi, se richiesti, dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle istituzioni che prestano servizio.
C’è infine un ulteriore aspetto: considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole non sono tutte uguali e il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni non identiche in tutta Italia, ma differenti e che tengano conto del reale rischio epidemiologico.